Principio di uguaglianza dei
diritti e di non discriminazione
"I diritti enunciati in questa Carta
sono riconosciuti a tutte le persone che vivono nella città,
indipendentemente dalla loro nazionalità…
Tali diritti sono garantiti dalle autorità comunali, senza
alcuna discriminazione legata all'origine, al colore, all'età,
al sesso o alle scelte sessuali, alla lingua, alla religione,
all'opinione politica, all'origine etnica, nazionale o sociale,
o al reddito”.
“Carta europea dei diritti dell’uomo della città”
La discriminazione razziale, etnica, religiosa,
culturale può essere diretta e indiretta, e mentre quella
diretta si può attaccare con le normali legislazioni vigenti
nei Paesi democratici, per sconfiggere la discriminazione indiretta
servono cambiamenti culturali, nuovi concetti di uguaglianza di
opportunità e reali possibilità di integrazione
sociale.
La nostra Associazione, formata da immigrati di
varie nazionalità, vuole esprimere, con questo documento,
qualche parere, consiglio, proposta sulla questione dell’integrazione
di cittadini stranieri nella società italiana.
L’integrazione di immigrati stranieri nel paese ospite è
un processo complesso è delicato e siamo convinti che i
pareri dei cittadini stranieri stessi, soprattutto quelli che
hanno dovuto affrontare queste questioni direttamente nelle loro
comunità da tanti anni, possono essere di grande valore
in questo processo. Crediamo che l’esperienza maturata in
questo campo dagli stranieri sia una risorsa preziosissima, sia
per la comunità straniera che, e soprattutto, per quella
italiana: uno degli principali obbiettivi dell’Associazione,
infatti, è sempre stato quello di promuovere il coinvolgimento
attivo di stranieri nel processo di integrazione.
Purtroppo sembra che questo obbiettivo sia, nella pratica, molto
difficile da condividere a livello organizzativo e soprattutto
a livello istituzionale.
Dal 1993, per esempio, a Ferrara abbiamo organizzato
brevi corsi di formazione sulle leggi dell’immigrazione,
sulla mediazione culturale nelle scuole e nei servizi, corsi di
lingua italiana, di informatica, ecc.. con l’obbiettivo
di aprire sportelli informativi per immigrati, collaborare all’inserimento
scolastico e sociale, tutte attività gestite da donne e
uomini immigrati delle varie nazionalità presenti nel territorio,
lavorando insieme con volontari ed esperti italiani. Se si esclude
il nostro volontariato, però, le pochissime cose abbozzate
a livello istituzionale per gli stranieri sono di solito gestite
da personale italiano e, nonostante le buone intenzioni di tutti
quanti, non sono mai diventate un punto di riferimento per gli
immigrati. Le conseguenze negative di tutte queste occasioni mancate
sono davvero numerose: le comunità straniere rimangono
deluse e amareggiate quando vedono un servizio apparentemente
per loro ma che in verità non è in grado di offrire
il tipo di assistenza che serve per scarsa conoscenza dei loro
problemi ed incomprensioni culturali e linguistiche, inoltre una
funzione pubblica sottoutilizzata si presta a critiche e lamentele
della comunità italiana e pretesto utile ad una politica
razzista.
Nonostante numerosi tentativi, si incontrano gli
stessi ostacoli nei vari reparti dell’amministrazione pubblica
e nei vari enti interessati: mancano gli sportelli informativi,
mancano mediatori culturali a tutti i livelli per fare solo alcuni
esempi e questo non è spiegabile semplicemente dalla mancanza
di fondi pubblici. Infatti quando finalmente si individua una
qualche opportunità di lavoro sociale o sindacale rivolto
alle comunità degli immigrati, lavoro che si presuppone
specifico o addirittura ideale da svolgere per qualche persona
straniera che ha non solo la qualifica ma anche l’esperienza
sul campo, constatiamo l’insorgere di insormontabili difficoltà.
Gli ostacoli sono di volta in volta o un bando pubblico formulato
in una maniera tale da escludere gli stranieri esplicitamente
dalla possibilità di partecipare; o c’è il
vincolo della cittadinanza italiana, o c’è un requisito
qualificativo o lavorativo impossibile da ottenere per uno straniero,
oppure c’è un esame scritto non solo in italiano
ma che richiede un livello di conoscenza della lingua e della
cultura italiana difficilmente raggiungibile da una persona che
parla e scrive in italiano ma non è scolarizzata in questo
Paese.
Questo fa pensare a quello che in altri Paesi è
stato definito come “razzismo istituzionale”, un insieme
di regole che sembrano o sono uguali per tutti ma che risultano
di fatto impossibili per gli immigrati. Proprio in questi Paesi,
nelle zone d’Europa dove l’immigrazione è iniziata
qualche decennio prima che qui in Italia, è stato introdotto
il concetto di "uguaglianza di opportunità" nel
processo di integrazione razziale, poiché non sempre regole
uguali creano uguaglianza.
Nella grande maggioranza delle città europee dove vivono
stabilmente minoranze etniche da tanti anni (particolarmente in
Inghilterra, Olanda, Francia, Belgio, paesi scandinavi, ecc.),
le amministrazioni pubbliche hanno istituito vari tipi di “piani
di uguaglianza razziale”. Essenzialmente, un piano di uguaglianza
razziale è una dichiarazione formale fatta da un ente pubblico
o privato su come intende soddisfare certi specifici criteri in
materia di parità razziale, cioè come intende garantire
che nessuna persona sia discriminata in base alla sua etnia. Spesso,
questi progetti consistono nell’istituzione di un sistema
di monitoraggio, a volte nella forma di una struttura parallela
a quella organizzativa dell’ente stesso. I criteri, le regole
che hanno lo scopo di favorire l’integrazione razziale,
possono essere impostati al livello locale o al livello nazionale.
Di solito oltre a principi nazionali generali, come in Italia
la Costituzione e le varie leggi contro le discriminazioni, esistono
commissioni nazionali con il compito di monitorare andamenti e
episodi di razzismo nella società e di promuovere la parità
razziale, ed anche vere e proprie guide su come gli enti pubblici
e privati devono comportarsi nell’istituzione di un piano
di uguaglianza razziale.
Per noi, stranieri immigrati dell’Associazione
Cittadini del Mondo, l’uguaglianza dei diritti e la non
discriminazione sono prerequisiti essenziali per l’inserimento
delle nostre comunità nella società italiana, ma
sappiamo bene che questo traguardo non è facilmente raggiungibile.
Sappiamo anche che tanti italiani, pur condividendo i nostri obbiettivi,
non possono capire fino in fondo cosa significa la discriminazione
perché non devono affrontarla costantemente nella loro
vita quotidiana. Siamo convinti che l’unico modo di raggiungere
questo obbiettivo sia tramite la collaborazione fra le comunità
immigrate, soprattutto con chi, nelle nostre comunità ha
compreso l’importanza e gli spazi di una società
multietnica, e gli operatori italiani nel settore di integrazione
e mediazione culturale, nonché le associazioni politiche
e sociali che credono in un futuro multietnico ed hanno la volontà
di costruirlo.
Proponiamo la costruzione di un piano generale
di uguaglianza razziale per combattere la discriminazione che
istituisca criteri e regole tali da promuovere uguali opportunità
nell’accesso al lavoro, alla casa, alla sanità, alla
scuola, alla cultura, ai servizi sociali in generale.
Costruire cioè, insieme alle comunità
ed alle associazioni degli immigrati, non solo un “regolamento”
antidiscriminatorio che si possa applicare nelle situazioni pratiche
di tutti i giorni ed una commissione di monitoraggio e controllo,
ma anche un insieme di progetti per rimuovere gli ostacoli che
limitano oggettivamente lo sviluppo e la carriera delle persone
immigrate.
E’ nostra convinzione, basata anche sulla
storia di altre comunità con una lunga esperienza di integrazione,
che questo sia uno dei primi passi verso il superamento di tutti
quegli ostacoli istituzionali e non, che rendono difficile l’inserimento
e l’integrazione sociale.
Sappiamo che l’elaborazione di un piano di
questo genere, adatto alla realtà della nostra città,
non sarà né facile né veloce. Con il presente
scritto vogliamo semplicemente indirizzare il dibattito sulla
questione di integrazione razziale in una direzione costruttiva
ed introdurne qualche concetto di base sui principi di giustizia
e uguaglianza che per molti di noi rimangono solo sulla carta.
Gennaio 2003
Cittadini del Mondo
v. Kennedy, 24 Ferrara, tel. 0532 764334
cittadini@cittadinidelmondo.org